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SHE QUAN

Alessio Premoli - guitar
Giacomo J. Ferrari - bass
Angelo Brezza- drums

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Gli She Quan nascono nel 2016 con Raffaele Fiengo al sax, Giacomo J. Ferrari al basso elettrico e Giacomo Russo alla batteria. Il repertorio della band è formato da brani di G. Ferrari a cui si aggiungono in un secondo momento le composizioni di G. Russo e R. Fiengo.

Il sound della band si caratterizza per una spiccata propensione all’eterofonia con arrangiamenti leggeri e grande spazio all’improvvisazione fra reminescenze tematiche e invenzioni melodiche sempre in bilico fra molteplici influenze musicali.

Nell’estate del 2017 l’organico della band si arricchisce del gong di Giuseppe Kalyan Bianco con il quale gli She Quan registreranno l’ep “Hard Pop Generation” (MajosterRecords, 2017).

Del gong vengono sperimentate le possibilità timbriche e ritmiche e la capacità di interagire con gli altri strumenti i modo autonomo e indipendente, superando il ruolo di semplice strumento percussivo di abbellimento a cui storicamente è stato relegato in contesti jazz e rock.

Nel corso del 2018 Antonio Matonti subentra alla batteria con il quale la formazione registrerà “The Panther’s Room” (ZoeRecords, 2018).

Nel corso del 2019 subentra per un breve periodo Rosarita Crisafi al sax con la quale la formazione si esibisce in alcuni concerti.

Dopo un periodo di pausa forzata, i SQ rinascono dalle ceneri nel 2021 con una nuova formazione. Accanto allo storico basso elettrico di Giacomo J. Ferrari  si aggiungono la chitarra di Alessio Premoli e la batteria di Angelo Brezza. To be continued.

BIRDIE PUTT

Alessandro Prioletti - voice
Renato Milanesio - piano
Giacomo J. Ferrari - bass
Giacomo Russo - drums

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Jazz, libera improvvisazione, poesia epica si fondono traghettando la cultura pop verso nuovi orizzonti.

I Birdie Putt nascono nel 2015 dalla collaborazione fra Giacomo J. Ferrari (basso el.) e Renato Milanesio (piano) a cui si aggiungono Giacomo Russo (batteria) e Alessandro Prioletti (poeta). I componenti del gruppo vengono da esperienze musicali molto eterogenee fra loro, jazz, classica, rock, etnica, tuttavia l’ispirazione principale arriva dalla tradizione musicale afro-americana da cui partono per creare una nuova sintesi artistica.
La musica dei Birdie Putt può essere definita “Hard Pop”, termine  mutuato dal rock, che il bassista e compositore G.J. Ferrari fa suo per indicare un nuovo genere musicale nato nel 2010 dall’omonimo e.p. prodotto dalla GreenZoneRecords.
La musica dei Birdie Putt, quindi, è “Pop” in quanto si riappropria dell'autenticità e della forza comunicativa con la quale il jazz ha scosso il mondo all’alba del '900; è "Hard" perché si ispira alla tradizione, in particolare quella più eterodossa, alla ricerca di una sintesi innovativa senza rifugiarsi dietro etichette elitarie o scendere a compromessi.
Il repertorio dei Birdie Putt è quasi interamente costituito da brani originali ispirati alla tradizione jazz, dalle origini fino alle avanguardie degli anni 60’. I temi rimandano alla spigolosità e sospensione delle composizioni di Thelonious Monk e Ornette Coleman, gli arrangiamenti rielaborano tecniche utilizzate sia da Jelly Roll Morton che da Charles Mingus; reminescenze di Lennie Tristano, Cecil Taylor e Albert Ayler sembrano, invece, ispirare molti degli interventi solistici.
Il risultato è un sound unico e riconoscibile nonostante la varietà delle soluzioni musicali, dal free feroce di “Hard Pop”, al rhythm&blues astratto di “Five Star Movement”, al pop-rock di “Zonky”, al valzer soul di “Green Generation”, al dodecafonico “The Imperfect Art”.
All’interno di questa cornice si inseriscono testi poetici intensi, epici, che esaltano la musica che li accompagna e nello stesso tempo prendono valore dalla stessa in una fusione sonora-teatrale potente e inedita.
La sensazione è quella di ascoltare una musica nuova che ha radici nella tradizione e in un passato che non è mai mito nostalgico o un facile approdo neo-classico, ma una costante fonte di ispirazione per una diversa dimensione  del suono.
I Birdie Putt hanno gettano un ponte e rappresentano il definitivo volo ornitologico con il quale il jazz si affranca da se stesso e migra verso rinnovati orizzonti post post-moderni.

 

 

BOOBY TRAP

Matteo Gabutti- saxophones
Giacomo J. Ferrari - bass
Giovanni Malavasi- drums

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Gli elementi compositivi sono ridotti ai minimi termini, spesso assenti, e là dove compaiono non sono altro che pretesti utilizzati come input iniziale nel percorso musicale, oppure isolati e messi in ridicolo. La musica si realizza quindi attraverso l’improvvisazione nel corso della performance. Ogni musicista è portatore del proprio background musicale e durante la relazione con gli altri componenti, nessuno impone il proprio ideologicamente: non esiste infatti verità nell’ideologia, ma un corretto approccio nella prassi esecutiva. S'instaura perciò una relazione in cui le individualità, più che a prevaricare, tendono a rapportarsi con l’ “altro”, mettendo in gioco la propria identità. Ne scaturisce una musica che non è portatrice di valori, ma di un mondo sonoro in cui si richiede una partecipazione attiva del fruitore, intesa prima di tutto come autodestabilizzazione. Non esiste una “poetica” definita alla base di questo approccio, non esiste un sistema musicale da vincere, non esistono strumenti musicali “nemici”, ma prolungamenti corporei utilizzati per compiere un continuo movimento di redifinizione spazio-temporale tra le parti all’interno del pezzo. I vari idioletti portati dai musicisti non sono più volti alla ricostruzione-riproduzione di un linguaggio, quanto ad una costruzione più dinamica in cui i linguaggi possono pragmaticamente defluire.
Tenendo come base l’esercizio dell’improvvisazione, quindi, i Booby Trap hanno creato un proprio mondo sonoro nel quale l’elaborazione e l’accostamento di semplici strutture sono volte alla creazione di vere e proprie opere compiute come "L’Iride di Orfeo". In essa si mescolano elementi della memoria personale alle voci che raccontano un paesaggio ben riconoscibile, restituendo all’ascoltatore immagini di un breve viaggio tra sogno e ironia attraverso il trascorrere quotidiano del tempo.

GIACOMO J. FERRARI

Giacomo J. Ferrari - bass & piano

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Hard Pop è la zona verde musicale afro-americana della Green Zone Records che riconosce il suo manifesto nell'e.p. "Hard Pop" del bassista e compositore Giacomo J. Ferrari. L'Hard Pop è la nuova frontiera della musica afro-americana e l'ultima autentica rivoluzione dopo l'avvento del free-jazz. Hard Pop è "Pop" in quanto cerca di riappropriarsi dell'autenticità e della forza comunicativa con la quale il jazz ha scosso il '900 e risvegliato l'umanesimo assopito della cultura occidentale. Hard Pop è "Hard" perchè sa essere creativito, autenticito, sintetico e innovativo, senza rifugiarsi dietro etichette elitarie e rifuggendo dal parassitismo che attinge e prosciuga la vitalità degli stessi movimenti artistici.

N.B: da non confondere con la parassitaria omonima corrente pop-rock e con la corrente jazzistica hard bop.

Hard Pop is the afro-american green area of the Green Zone Records that recognizes his manifesto in the e.p. "Hard Pop" by bassist and composer Giacomo J. Ferrari. Hard Pop is the new frontier of African-American music and the last genuine revolution since the advent of free-jazz. Hard Pop is "Pop" as it tries to regain possession of the authenticity and power of communication with which jazz shook the '900 and awakened dormant humanism of Western culture. Hard Pop is "Hard" because it knows how to be creative, authentic, synthetic and innovative, without taking refuge behind labels and eschewing the elite parasitism that draws and drains the vitality of these artistic movements.

N.B.: not to be confused with the parasitic current pop-rock and with the hard bop jazz.

MISSION

1) Risvegliare e unire le coscienze per espandere la Zona Verde del pianeta terra prima che sia sopraffatto dalla zona grigia e collassi su se stesso; 2) Promuovere e sostenere progetti artistici tesi alla ricerca di nuove e autentiche sintesi culturali capaci di rinnovare creativamente i linguaggi conosciuti e spingerli verso nuove frontiere; 3) Non scendere a compromessi e produrre solo l'essenziale per non riempire inutilmente spazi vuoti, il tempo dei fruitori, e per non sprecare le risorse del pianeta.

1) Wake up and join the conscience to expand the Green Zone on the planet earth before it is overwhelmed by the gray zone and collapses in on itself; 2) To promote and support artistic projects that looking for new and authentic cultural syntheses able to renew creatively known languages and push to new frontiers; 3) Not to compromise and produce only what is essential to not unnecessarily fill gaps, the time of the users, and to conserve the planet's resources.

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