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GIACOMO J. FERRARI

// bass

 

Giacomo J. Ferrai

ANGELO BREZZA

// drums

Angelo Brezza (2).jpg

ALESSIO PREMOLI

// guitar

 

Alessio Premoli.jpg

Gli She Quan nascono nel 2016 per iniziativa del bassista e compositore Giacomo J. Ferrari e del batterista Giacomo Russo il quale coinvolge nel progetto l’ancora diciassettenne Raffaele Fiengo al sax soprano e contralto.

La band trae origine da una costola dei Birdie Putt quartetto completato da Renato Milanesio al piano e Alessandro Prioletti al canto e voce recitante. La formazione, ufficialmente mai sciolta, affronta quasi esclusivamente brani originali ispirati alla tradizione musicale afro-americana, dalle origini alle avanguardie degli anni ’60, alla ricerca di una fusione fra musica e testi poetici di matrice epica.

Gli She Quan in parte raccolgono lo spirito dei Birdie Putt per traghettarlo in un repertorio strumentale segnato da una maggiore propensione all’eterofonia, arrangiamenti leggeri e grande spazio all’improvvisazione sempre all’interno di un quadro di influenze musicali eterogenee che spaziano dal jazz, al rock, alla musica contemporanea e a suggestioni world-folk.

Tracce del sound della formazione degli esordi le si ascoltano in rete catturate da radio indipendenti in occasione di prove e/o concerti.

 

Dopo alcune performance live, nell’estate del 2017 Ferrari propone al trio di includere nella formazione il gong e le percussioni di Giuseppe Kalyan Bianco. La scelta non è scontata e nasce dall’ambizione di adattare le peculiarità timbrico-ritmiche, nonché armoniche, del gong alla musica del trio in modo da conferire allo strumento indipendenza e autonomia superando il ruolo spesso subordinato e accessorio in cui storicamente è stato relegato in contesti rock-fusion.

I primi risultati di questo incontro si ascoltano nell’album d’esordio Hard Pop Generation (MajosterRecords, 2017) che viene presentato in anteprima all’International Jazz Festival di Carnate il 17 settembre dello stesso anno.

 

Nel corso del 2018 Russo abbandona la formazione e viene rimpiazzato, su consiglio di Fiengo, dal batterista Antonio Matonti con il quale i She Quan registrano “The Panther’s Room” (ZoeRecords, 2018).

Il lavoro ha una buona accoglienza e viene segnalato da Doriana Tozzi sulle pagine di Rock.It.

 

Nel corso del 2019, dopo l’abbandono di Fiengo, subentra per un breve periodo Rosarita Crisafi al sax tenore e baritono con la quale il quartetto si esibisce in alcuni concerti ponendo le basi per un nuovo album che, tuttavia, non si realizzerà mai causa anche dell’avvento della nota pandemia che condizionerà pesantemente spostamenti e attività umane per un paio d’anni a partire dal marzo del 2020.

Dopo un periodo di pausa forzata, i She Quan rinascono dalle ceneri nel 2021 con una nuova formazione e un organico completamente rivoluzionato. La band ritorna alla dimensione del trio e accanto allo storico basso elettrico di Giacomo J. Ferrari si affianca la chitarra elettrica di Alessio Premoli e la batteria di Angelo Brezza. Il pretesto è l’esibizione a Capralba del 5 settembre 2021 nella quale, non ancora ufficialmente in veste di She Quan, i tre suonano insieme per la prima volta interpretando un repertorio di standard americani tra cui un paio di composizioni di Monk, Well, You Needn’t e Epistrophy.

Frammenti dell’esibizione sono catturati da registrazioni amatoriali.

 

Accomunati dall’interesse per la musica del pianista americano, i tre decidono di riprendere il progetto del terzo album lasciato in sospeso dai She Quan per plasmarlo con rinnovata energia e percorsi inediti.

Il 19 marzo del 2022 vengono registrate le sei tracce di She Will alle quali, in post produzione, viene aggiunta Shewillcrasierfrill nata dalla collaborazione fra i She Quan e il musicista elettronico / artista visivo Andrea Marinelli.

L’album viene segnalato con un punteggio di 80/100 sulle pagine della rivista Rumore (n. 366/367, luglio/agosto 2022).

To be continued.

 

SHE QUAN "HARD POP GENERATION" (2017)
 

 

 

L’album d’esordio della formazione è prodotto dalla indipendente MajosterRecords e registrato nel coraggioso e efficiente studio di registrazione Casa Mania da Jacopo Camagni che, con ingegno e competenza, riesce a bilanciare il complesso impatto del gong durante le registrazioni. Tutte le composizioni sono del bassista Ferrari che sceglie, insieme alla formazione, di affrontare brani apparentemente eterogenei ma costruiti seguendo una tecnica che lo stesso autore definisce “seriale per necessità”.

La “necessità” è quella di comporre partendo da un numero limitato di elementi per non disperdere l’ispirazione. Egli prepara e suddivide la serie delle dodici note di dodecafonica memoria per adattarle a forme di derivazione afro-americana e piegarle alle prerogative dell’improvvisazione. Una sorta di "disciplina disinvolta" che permette ai brani di conservare una suggestiva coerenza e, allo stesso tempo, fornire materiale adatto per essere plasmato dalle personali intenzioni/intuizioni espressive dei componenti della formazione.

Interessanti, per la comprensione di parte della musica della band, le osservazioni di Leon di cui si riporta di seguito stralci della recensione:

“Non è semplice definire il jazz degli She Quan, si sentono certamente le influenze della tradizione afro-americana, del pop e del rock ma anche elementi tratti dalla musica contemporanea, dal minimalismo nonché misteriose suggestioni etniche. Ciò che tuttavia colpisce delle composizioni è la loro familiarità, l’ascoltatore è attratto da elementi che riconosce ma nello stesso tempo non sa dargli un nome.

Il CD apre con She’ll, un di rito vudu, con il basso che fino alla fine bussa insistentemente alla porta del Loa, l’antenato che trova voce nel tema contrastante del sax. Tecnica compositiva inconsueta, il mondo sonoro del basso e quello del sax di fatto non hanno una sola nota in comune ma coesistono perfettamente, una sorta di metafora dell’integrazione. Convince il solo del sax sorretto dalle perfette modulazioni dinamiche della batteria.

Dopo questo rito di possessione, l’ascoltatore entra nel mondo sonoro di Hard Pop, composizione ambiziosa, la cui struttura sembra rifarsi apparentemente alla forma canzone ma con una sezione B dilatata e senza tempo che trasforma il brano dall’incipit furioso in una ballad contemporanea per poi gettarsi in un magma sonoro inestricabile da cui gradatamente si dipanano le narrazioni degli strumenti, un’eterofonia in continuo movimento.

The Imperfect Art, omaggio ai cent’anni dal primo disco jazz, è senz’altro il brano più jazzistico del CD, ma anche qui la struttura del tema spiazza, una sorta di motivo dodecafonico a due voci ingabbiato in una forma di ragtime ciclico, con la pulsazione swing a sorreggere alcune delle sezioni. Il solo del sax prosegue su un basso in continuo movimento e scivoloso, si aggrappa al ride della batteria per trovare un equilibrio e accompagnarci in uno dei momenti più suggestivi dell’album: entra il gong in una dimensione senza tempo, attraversato dagli echi del basso, un mondo sonoro fra l’esotico e il misterioso.

Arriva quindi il mentore della band, Big Boogaloo, il quarto brano, accompagnato da un programmatico componimento poetico, la vita del cosmo come l’esistenza umana ingabbiata in un destino senza memoria. Di nuovo un tema diviso fra gli strumenti che dal tutto porta al nulla, da cui nascono suoni primordiali, primi passi e l’eterno inizio di un lungo percorso che B.B. intraprende non senza sorprese.

Chiude il CD Hard Pop (reprise), un’ennesima e inedita versione del brano, che ci accompagna questa volta in un’atmosfera rock psichedelica, senza tema e con finale cinematograficamente aperto.”

 

Il componimento poetico a cui Leon fa riferimento è composto da Ferrari di cui di seguito si riporta il testo completo:

 

Big Boogaloo
Passeggia per le strade della vita
Come ogni mattina
Saluta il primo Dio che incontra
Beffardo si compiace delle costellazioni
Quando il tempo lo permette
Accarezza una cometa
Distratto finisce in un villaggio
Saluta il primo cittadino
Pithecantropus Erectus
Un dubbio lo assale
Ma sembra essere giunta l'ora
Vorrebbe lasciare un messaggio
È troppo tardi
Qualcuno afferra la lancetta dell'Universo
E correndo a ritroso
cancella tutto il tempo

 

Big Boogaloo
Si affaccia dalla finestra
Vede l'inizio di un sentiero
Decide di fare due passi
Ad un tratto una pacca sulla spalla
Si gira
Il destino
senza memoria, gli sorride

 

Il bassista in quel periodo continua a frequentare gli incontri della “Cantina della Poesia” che lo hanno spinto ad interessarsi alla scrittura di brevi componimenti poetici alcuni dei quali aveva già avuto modo di inserire nel repertorio dei Birdie Putt. Nelle produzioni successive, Ferrari manterrà l’abitudine di accompagnare l’uscita di un nuovo lavoro con una poesia tratta dalla raccolta autoprodotta La Stanza Della Pantera con intenti solo in parte programmatici.

 

 

 

SHE QUAN "THE PANTHER'S ROOM" (2018)
 


 

 

 

 

Prosegue la collaborazione fra Casa Mania e gli She Quan che porta alla realizzazione del secondo lavoro della formazione The Panther’s Room. La qualità delle registrazioni è certamente migliorata e questo grazie alla sensibilità di Camagni che riesce a addomesticare l’inafferrabile e imprevedibile suono del gong e conferire al corpus delle registrazioni un sound compatto e uniforme.

Sempre puntuali le osservazioni di Leon di cui di seguito è riportato uno stralcio della recensione:

 

“La band prosegue nel suo percorso di ricerca con cinque brani inediti, uno dei quali, Black & Green Fantasy, già presente nel repertorio della formazione, viene registrato ufficialmente solo in questa occasione.

Il titolo del brano è ispirato all’ellingtoniana Black & Tan Fantasy, qui però sono il nero e il verde i colori che si mescolano, metafora dell’inquinamento crescente sparso per il mondo. Il brano parte in sordina raggiungendo momenti di grande intensità, un inestricabile intreccio che si scioglie in un tintinnio di piatti.

The Panther’s Room, secondo brano del disco, è costruito su un tema articolato e sinuoso che pervade tutta la performance; apparentemente si alternano i soli di basso e sax ma non sempre sono chiari i ruoli nel tentativo di ciascuno di ritagliarsi uno spazio indipendente.

Segue Yellow & Green Fantasy, altro titolo allusivo, brano potente che inizia tuttavia nell’incertezza, si cercano strade, non si trovano, poi il basso apre una porta e il brano gradualmente decolla, chiaro esempio di forma creata al momento, qui l’approccio della band si svela più che in altri brani.

Stars Under The Sand, quarto brano del disco, di nuovo il titolo sembra rimandare a una condizione del presente, un espediente per attaccare la musica al vissuto prima di cercare un altrove. Forse il brano più descrittivo, stelle che affiorano dalla sabbia si intravedono fra suggestioni timbriche e deviazioni elettroniche.

Chiude Minute Man, l’uomo sempre pronto alla guerra e al lavoro, anche se il mood del brano sembra proporci un sentimento opposto, alla ricerca del sublime c’è spazio anche per l’ironia.”

 

I brani sono tutti di Ferrari il quale porta ad una rinnovata sintesi la sua serialità necessaria che ascoltiamo in Black & Green Fantasy, The Panther’s Room e Yellow & Green Fantasy. Stars Under The Sand e Minute Man, invece, sono accumunate da una inedita ricerca timbrica stimolata dalla distorsione sonora del basso e da arrangiamenti estemporanei.

Come messo in evidenza dalla recensione di Rock.it segnalata sopra, forse questo è il lavoro che più cerca, in modo suggestivo e non lineare, un legame meta-narrativo con la poesia. Non è un caso che la copertina del CD richiami per grafica e contenuti quello della prima edizione della Stanza Della Pantera (2018) e che, in  questa circostanza, nelle note interne dell’album viene riportata per esteso un componimento della stessa.

 

Galleggiano alchimie inedite, inafferrabili

Frammenti scappano, si spezzano, inseguono voci

Una narrazione

Due narrazioni

Tre narrazioni

Benvenuto

Nella stanza della pantera

 

 

 

 

SHE QUAN "SHE WILL" (2022)

 

 

 

She Will segna una svolta nel percorso della formazione per diverse ragioni. Innanzi tutto la band torna al trio con un organico completamente rinnovato oltre all’incontro, in post-produzione, con Andrea Marinelli responsabile del collage Shewillcrasierfrill che chiude il lavoro. Si interrompe la storica collaborazione con Camagni e la sala di registrazione di Casalpusterlengo e inizia quella con Ettore Gilardoni del Real Sound di Milano dove viene registrato l’album (Ferrari continuerà a collaborare con Camagni per la registrazione di Blackphony progetto in solitudine registrato nel 2020 durante la pausa degli She Quan).

La scrittura dei brani, in questa circostanza, è equamente divisa fra i componenti della formazione ed è la prima volta che la copertina non è realizzata da Ferrari ma affidata all’arte di Lorenzo Guzzini.

 

Di seguito il poema inserito nelle note di copertina:

 

Strati di coscienza

Livelli di potere

Casualità cosmiche

Buoni e cattivi sentimenti

Mentre brandelli di carne innocente

Cadono sulla terra

 

Poche settimane dall’uscita, She Will è segnalato tra le pagine della rivista specializzata Rumore con un punteggio di 80/100.

Con queste parole Doriana Tozzi presenta l’ultima fatica della band:

 

“In un dialogo sempre aperto tra gli strumenti, le sette tracce del nuovo lavoro della band meneghina capitanata da Giacomo Ferrari narrano storie con una dialettica estrosa, mettendo in scena l’arte degli umori cangianti, dei silenzi riflessivi e delle ossessioni ritmiche. Seppur fluida e mutevole nei suoi punti di riferimento, la visione d’insieme è sempre compatta e le note dipingono scenografie cinematografiche attraverso suggestive conversazioni armoniche sempre in bilico tra jazz e sperimentazione. Brani di forte attrattiva per un trio capace di mettere in controluce le proprie encomiabili doti tecniche privilegiando le poetiche triangolari e le trame compositive nonché aprendosi coraggiosamente all’alea degli incontri/scontri tra i musicisti. Un disco strumentale evocativo e dal linguaggio modernissimo.

Doriana Tozzi, RUMORE, n. 366/367, luglio/agosto 2022.

 

I brani di She Will vengono portati in tour per un paio d’anni continuando a far parlare di sé tanto che Francesco Prisco segnala l’album nella sua rubrica con queste parole:

 

“Fusion Muscolare quella espressa dagli She Quan, power trio composto da Alessio Premoli (chitarra), Giacomo J. Ferrari (basso) e Angelo Brezza (batteria) nell’album She Will. Si parte tiratissimi con She’ll, si prosegue con il riff sincopato di No Frills per poi concedersi qualche sincero episodio di neo-psichedelia (Even Crazier) memore della lezione dei Perigeo. Consigliatissimo agli appassionati di rock che ogni tanto amano aprire una parentesi jazz nei loro ascolti."
Francesco Prisco, Il Sole 24 Ore, 25.01.24

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